8 Marzo – Infinito femminile dei diritti
di Roberta Marani
Domani per la festa della donna, come tutti gli anni, ci saranno iniziative di vario genere in quasi tutto il mondo. Vediamo però di fare il punto sulla condizione femminile. Le donne per loro natura, sarebbero aperte al progresso e alle novità, ma il nascere in Italia, Grecia, Stati Uniti, Inghilterra, Arabia Saudita, Russia ha sempre modificato l’educazione e lo stato sociale, tutte le donne del pianeta hanno un punto in comune: scrivere.
Dai diari personali scritte da ragazzine a quello più tradotto di Anna Frank, che raccontava i giorni rinchiusi in casa prima di essere tradita e poi deportata in un campo di concentramento assieme alla sua famiglia, la donna ha sempre fermato sulla carta la sua voce.
In Italia, per lungo periodo la donna era più che altro una musa; lo è Beatrice Portinari per Dante “ella se neva sentendosi laudare benignamente d’umiltà vestuta, e par sia cosa venuta da Cielo in terra a miracol mostrare”. (Vita Nova, Dante Alighieri, 1292, 1293).
Dante Alighieri nel V canto dell’Inferno descrive magnificamente la drammatica storia d’amore di Paolo e Francesca, quando Francesca da Rimini, costretta al matrimonio con il vecchio Malatesta, si innamora del di lui fratello Paolo, di poco più adulto di lei, con conseguente omicidio dei due innamorati.
Sono muse Laura per Petrarca e Fiammetta per Boccaccio; Alessandro Manzoni schiera Lucia Mondella nei Promessi Sposi assieme alla Monaca di Monza, ma nel periodo descritto dal Manzoni noi abbiamo già Artemisia Gentileschi, splendida pittrice(1593/1653), poi abbiamo Teresina Fattorini, divenuta immortale come Silvia, musa di Leopardi, ” Silvia, rimembri ancor quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi?” I genitori di Leopardi avevano però dato ai figli maschi e femmine la stessa educazione e cultura.
Ugo Foscolo oltre le Odi a qualche nobildonna, descrive la sua Patria bella come una donna, e più avanti troviamo Verga, che se anche parla dei vinti e della malasorte, descrive la donna che fatica assieme alla sua famiglia, donna di carne e sangue e fatica e passione.
Nella Lirica, poi sono varie le donne, quasi sempre infelici; Tosca, Mimì, Turandot, Violetta, in qualunque città vivano da Roma a Parigi, a Pechino.
Nel frattempo le inglesi hanno preso gusto nello scrivere; le sorelle Bronte sono tre : Charlotte Bronte, (la maggiore), scrive “Jane Eyre”, Emily è autrice di “Cime Tempestose, ” Anne (la minore) poesie e “Agnes Grey”.
Se di Jane Austen abbiamo già parlato ma la salutiamo lo stesso, anche perché appartenente allo stesso periodo delle Bronte, odi notevoli all’Era Vittoriana che è pieno di personaggi letterari veramente magnifici. Dalla straordinaria mente di Mary Shelley nasce” Frankenstein o il Prometeo moderno”. Frankenstein crea in laboratorio qualcosa che però sfugge al suo controllo fino alla fuga e agli inseguimenti nei ghiacci del Polo Nord. Scritto durante una scommessa, il libro dimostra la contrarietà al progresso quando mal utilizzato.
Scrittrici americane da due parti diverse sono Luisa May Alcott con le sue “Piccole Donne” con quattro fanciulle ed una mamma che vivono sole, mentre Mr March è alla guerra; un po’ meno sola ma molto scaltra è Rossella O ‘Hara descritta da Margareth Mitchell nello stesso periodo storico, e Isabel Allende che dal Cile racconta la saga di una famiglia (la sua)partendo dal bellissimo “La casa degli Spiriti”, scritto nel 1982 seguito da “La figlia della Fortuna” e da “Ritratto in Seppia”
Nel nostro viaggio letterario tornando a casa, troviamo molte scrittrici nel periodo tra le due guerre mondiali, ma meritevoli di nota sono Sibilla Aleramo che abbandona il marito manesco e violento ma anche il figlio ne “Una Donna”, da Elsa Morante “La Storia”, libro crudele di come fosse dura la vita a Roma, della condizione degli sfollati e delle soldataglie che stupravano durante la seconda guerra mondiale(romanzo scritto nel 1974). Non a caso Elsa Morante era moglie di Alberto Moravia de”la Ciociara”. Sempre con la guerra c’è” L’Agnese va a morire” scritto da Renata Viganò nel 1950.
Un po’ per volta le donne hanno preso coraggio, e hanno cominciato a fare parte della politica come Nilde Iotti, di associazioni, fino ad arrivare alle attuali (Astro)Samantha Cristoforetti,alla direttrice del Cern, Fabiola Giannotti, a tutte le ricercatrici che contro malattie e su altri problemi dedicano il loro lavoro.
Ricercatrice era anche Valeria Solesin, vittima dei sanguinosi attentati a Parigi nel novembre 2015 ; aveva scritto un saggio”Avanti, ragazze al lavoro!” dove descriveva la sempre fatica del lavoro femminile.
Avanti, Ragazze, che di strada ne dobbiamo macinare. e smettiamola di farci del male tra noi.
di Simona Ingrassia
Generalmente quando si pensa alla Festa della Donna, si pensa o alle sue tristissime origini, oppure a quello che è diventato oggi, facendone una disamina sociologica. Personalmente parlando trovo che l’unico reale modo per guardare al mondo delle donne è, appunto, attraverso le loro opere, a quello che ci hanno lasciato o, ancora, a quello che stanno facendo – come è il caso della Cristoforetti. Io però vorrei raccontarvi il mondo femminile da lettrice.
Giustamente la mia collega Roberta vi ha parlato di Louise Mary Alcott e dello splendido “Piccole donne”. Probabilmente se non fosse esistito, se non avesse creato il personaggio di Josephine “Jo” March, probabilmente non mi sarei accostata al mondo della scrittura.
La letteratura femminile vanta tra i suoi membri anche persone come la grandissima e compianta poetessa Alda Merini che non solo ha contribuito alla nostra cultura con le sue parole ma, grazie alle sue traduzioni, ha fatto conoscere in Italia tutto il mondo della letteratura beat.
Era anche grandissima amica di Fabrizio De André , la cui amicizia è sfociata nella splendida composizione “Le nuvole” che fa da apripista all’omonimo disco.
Inoltre, a Peter Gabriel e alla sua Mercy Street, ho potuto accostarmi alla poesia di Anne Sexton, autrice americana nata nel 1928 e morta nel 1974. In questo caso la scrittura, la poesia, è stata un’arma per combattere la depressione e la sindrome bipolare di cui l’autrice soffriva. Il suo incontro fortunato con un terapista, durante un esaurimento nervoso, che la incoraggiò a riversare il proprio animo tormentato sulla carta e di tenere dei corsi di poesia all’interno dell’ospedale dov’era ricoverata. Fu fondamentale non solo per la generazione successiva di poetesse. Ridefinì i confini della poesia parlando di aborto, di mestruazioni, di adulterio e molto altro ben prima che questi temi venissero trattati.
La mia curiosità come lettrice viene stimolata dai consigli di autori che stimo, la cui penna è molto amata da me. E’ il caso di Anne Tyler, consigliata da Nick Hornby. Mai incontro fu più felice di questo. Si tratta di un’autrice molto particolare. Vive a Baltimora, città in cui lei ambienta la maggior parte delle sue opere e quello che la rende unica è che riesce a descrivere le dinamiche familiari con una levità e con una dolcezza che ho riscontrato in pochissimi casi. Il suo modo di raccontare non è per niente sdolcinato o banale. In alcuni casi è particolarmente realistico.
Immagino che tutti voi conosciate il film “Pomodori verdi fritti” ma quanti di voi hanno avuto la curiosità di andarsi a leggere il libro di Fannie Flagg da cui è tratto? Ben pochi, temo. Eppure si tratta di un libro molto bello, con un elemento in più che il film non ha trattato. Nel libro l’autrice racconta in maniera palese di una relazione tra due donne, Idgie e Ruth, che non può essere vissuta perché, all’epoca in cui viene ambientato il libro, non era possibile viverla con serenità. C’è tutta la forza e il dolore di questo amore negato che non è arrivato nel film, sicuramente perché temevano che avrebbe nociuto a livello commerciale. Invece io ritengo che lo avrebbe impreziosito maggiormente. Da questo punto di vista mi duole dire che abbiamo ancora troppa strada da fare.
Fannie Flagg è una scrittrice di storie semplici, di quelle che scaldano il cuore quando ci si trova in un periodo buio. Nonostante questo le sue tematiche sono importanti ma lei ha il dono di trattarle con una gioiosa leggerezza che non è da tutti. Un esempio di questo è il suo Torta al caramello in paradiso. La protagonista è una signora anziana che cade dalle scale perché voleva raccogliere dei fichi per fare la marmellata. Viene dichiarata morta e per lei inizia il viaggio in Paradiso. Però non aspettatevi di trovare il solito ritratto con gli angeli e via dicendo. E’ una piccola favola su come ci sono momenti nella vita che vanno vissuti e che se pensiamo di non essere fortunati, se contiamo quello che abbiamo visto, le relazioni che abbiamo avuto nel bene e nel male… forse non è proprio così.
Concludo questo lungo articolo con altre due scrittrici che sono entrate nel mio cuore: Joanne Harris e Banana Yoshimoto.
La prima si tratta di una scrittrice “sensoriale” che riesce con poche pennellate a farci pervenire i profumi e i colori degli ambienti e del cibo di cui parla. E’ rinomata per il suo libro Chocolat da cui hanno tratto il famoso film con l’intensa Juliette Binoche nel ruolo di Vianne. Anche in questo caso nel film viene omessa una parte importante del libro. Vianne lotta per tutto il tempo contro una definizione che le sta stretta, una definizione che ha portato al rogo migliaia di donne innocenti, la cui unica colpa era quella di essere diverse: stiamo parlando della parola strega. La Vianne del libro è una strega nel vero senso del termine: la sua sensibilità spiccata le permette di indovinare i gusti delle persone, di arrivare a percepire dinamiche umane nascoste a chi invece non sa guardare. Tutto questo nel film è molto smorzato, quasi assente ed è un vero peccato. Questa tematica verrà ripresa sia nel secondo libro “Le scarpe rosse”, dove Vianne si smarrirà e incontrerà il suo lato oscuro nel personaggio di Zozie De l’Alba e in “Il giardino delle pesche e delle rose” in cui il suo essere donna diversa riuscirà a fare breccia nel mondo muslim della nuova comunità arrivata nel paesino di Lansquenet dove è tornata a vivere con cui nessuno sembra riuscire a farvi i conti.
Anche Banana Yoshimoto si occupa, in un certo senso di questioni soprannaturali. In realtà il suo vero nome è Mahoko, Banana è solo un nome d’arte con cui è conosciuta in tutto il mondo. Le sue opere ci arrivano tramite la traduzione di Giorgio Amitrano da sempre in contatto con l’autrice, che adora letteralmente il nostro paese e questo è evidente dal fatto che compare spesso nelle sue opere.
Lei afferma che ci sono due temi ricorrenti nelle sue opere: “lo smarrimento, il senso di esaurimento nervoso che hanno i giovani nel Giappone moderno” e “il potere di plasmare la vita delle persone che hanno gli eventi tragici”. In realtà non vi è solo questo. La sua è una scrittura prettamente onirica. Per sua stessa ammissione, questa autrice scrive prendendo spunto dai suoi sogni. Il confine tra reale e fantastico è spesso labile. In alcune opere ha anche trattato la questione ambientalista, ovviamente a modo proprio con molta levità. In Andromeda Heights l’autrice, descrivendo lo strappo che la protagonista ha dalle sue amate montagne, ci fa pervenire tutto il disagio di come l’ambiente può essere toccato e sporcato da esseri umani che non hanno rispetto, anche se riuscirà ugualmente a ritrovare il suo equilibrio in una città che inizialmente crederà ostile ma in cui troverà persone buone e nuovi amici.
Tante autrici, tanti mondi diversi di guardare il mondo. Tutti unici.